I GRB (Gamma-Rays Burst) sono flash di raggi gamma di altissima intensità ma della durata di pochi secondi. Si ritiene che siano legati alla fine di stelle di grande massa, anche se i meccanismi che producono questi fenomeni sono ancora in parte avvolti nel mistero. La notte dello scorso 8 novembre, gli strumenti a bordo dei satelliti Fermi ed AGILE hanno rivelato il GRB 131108A che, per qualche decina di secondi, ha mostrato una intensità eccezionalmente alta anche per eventi di questo genere.
Questo evento è stato riconosciuto e localizzato dal software di bordo dello strumento Fermi/LAT (GCN 15464, Racusin et al. e GCN 15472, Vianello et al.) senza alcun intervento umano (circostanza avvenuta solo in un’altra occasione fin’ora), a testimonianza di quanto raro e interessante sia stato. Grazie alla rapida localizzazione fornita da LAT, il satellite Swift ha potuto ripuntare la posizione del GRB e avviare la ricerca di un eventuale afterglow solo 90 minuti dopo il trigger (il tempo tipico per questa operazione è solitamente 8 -10 ore). È stato così possibile raffinare la localizzazione al livello dei sub-minuti d’arco, rendendo possibile puntare ed effettuare osservazioni con i grandi telescopi ottici terrestri. Questo ha portato alla misura del redshift di questo GRB,che si è rivelato essere di ben 2.4 .
Anche AGILE ha osservato il GRB 131108A (GCN 15479, Giuliani et al.) che è “transitato” nel campo di vista dello strumento GRID durante I primi 150 secondi dopo l’evento, durante i quali ha mostrato un’emissione molto più prolungata rispetto a quanto osservato in banda hard X. Questo GRB ha mostrato un spettro decisamente “soft”, il che ha permesso ad AGILE, che è ottimizzato per lavorare ad energie piu’ basse rispetto a Fermi, di rivelare un notevole numero di fotoni in una banda (quella tra i 10 e i 100 MeV) in cui è tradizionalmente difficile fare astronomia e che è ancora largamente inesplorata.
A rendere ancora più interessante l’evento del 8 novembre è la notevole distanza da cui provengono i fotoni gamma del GRB. Il redshift di 2.4 associato a questo evento corrisponde infatti a circa 10 miliardi di anni luce, il GRB è quindi scoppiato quando l’universo aveva solo pochi miliardi di anni. La luminosità e la distanza di questo evento implicano che l’energia sprigionata in pochi secondi dal GRB 131108A è 1000 volte maggiore di quella prodotta dal Sole durante la sua intera vita.
Nelle successive ore e giorni è stato osservato da divesti osservatori l’afterglow nell’ottico, nel radio e nei raggi X, fornendo un formidabile set di dati per lo studio multi-lunghezza d’onda del GRB.
Fonte: Media INAF | Scritto da Andrea Giuliani