Marco Tavani ha un rapporto particolare con la nebulosa del Granchio, che risale ai tempi del suo dottorato all’Università di Columbia. Teorico di formazione, Marco aveva deciso di focalizzare la sua attenzione sulla fisica delle stelle di neutroni, con particolare interesse alla loro emissione gamma, e la nebulosa del Granchio, con il suo pulsar così energetico, era uno dei suoi soggetti preferiti.
All’epoca non poteva neanche lontanamente immaginare che, passati gli anni, e trasformatosi in sperimentale, con la responsabilità del progetto, della costruzione e della gestione in orbita della missione AGILE, la nebulosa del Granchio gli avrebbe fatto un regalo così straordinario che persino lui fece fatica a crederci. In un News Focus, apparso sul numero di Science del 16 Agosto, un editorialista della rivista racconta la sequenza di eventi che ha portato AGILE ( e quindi Marco Tavani) alla scoperta della variabilità delle nebulosa del Granchio. È un racconto interessante che mette in luce il percorso non sempre lineare che ha portato ad una scoperta rivoluzionaria.
Quando, nel 2007, la nebulosa del Granchio, contrariamente a tutte le aspettative, decise di variare il suo flusso ad energia >100 MeV, Marco Tavani cercò di ignorare la cosa, pensando si trattasse di capricci del suo strumento appena lanciato. Poi, quando la nebulosa ci riprovò con più decisione nel settembre 2010, si dovette arrendere all’evidenza: la nebulosa del Granchio voleva proprio fargli una sorpresa. Per questa scoperta, Marco Tavani e la collaborazione Agile sono stati insigniti del Premio Bruno Rossi. Le teorie sull’emissione di alta energia della nebulosa vanno riscritte, ed è quello che stiamo facendo.
Fonte: Media INAF | Scritto da Patrizia Caraveo